Rotecastello

Nel territorio compreso tra Orvieto e Marsciano, troviamo una sequenza di piccoli luoghi  meravigliosi che lasciano letteralmente senza fiato, ossservati dall’alto dal  Monte Peglia che, con  le sue curve eleganti ricoperte di boschi rigogliosi, osserva imperterrito le vite degli degli uomini e le donne che lo popolano dalla notte dei tempi.

Oggi ci addentreremo per le vie piene di gloriosa storia di Rotecastello!

Borgo

Risalendo la strada che da Marsciano ci conduce verso San Venanzo, giunti quasi a destinazione, nel tratto panoramico in cui la vista si apre verso le colline a est, facilmente iniziamo a scorgere questo piccolo e caratteristico borgo incastellato su un colle circondato da altre colline, guardiano immobile e fiero che da secoli veglia sulla Gola del Galvana.

Il torrente, breve ed impetuoso, scende da San Venanzo e con le sue violente piene invernali ha scavato un percorso tortuoso e profondo nella terra, rendendo ancor più inaccessibile questo piccolo gioiello di architettura medievale.

Edificato in un sito probabilmente preesistente sin dagli etruschi, troviamo le prime tracce storiche attorno al XII secolo.

La sua forma circolare, da cui prende il nome (Rota-Castello o castello a forma di ruota) e le sue due cinta murarie, percorribili grazie a passaggi interni, permettevano alla fortezza di essere altamente difendibile, con gli arcieri pronti a spostarsi da un punto all’altro e colpire attraverso le feritoie, protetti dalle possenti mura.

Le sei grandi torri difensive completavano la potenza di una roccaforte tanto piccola quanto inespugnabile.

Se le due cinte murarie circolari sono ancora ben identificabili attraversando il borgo, delle sei grandi torri rimane solo la principale, quella in alto, che possente domina ogni cosa e che probabilmente veniva utilizzata come prigione, oltre che come luogo per l’esecuzione delle pene capitali.

I condannati infatti venivano presumibilmente lanciati dalla cima della torre all’interno della stessa, facendoli conficcare da lame poste nel fondo.

Guelfi e Ghibellini

Appartenuto ad alcune delle più importanti famiglie feudali del territorio, Monaldeschi e Fodivoli tra le altre, legò in modo particolare il suo nome alla famiglia dei Bovaccini (o Boverini) di Orvieto, di parte Ghibellina.

Scontro, quello tra Guelfi e Ghibellini, tra i fedeli al Papa e i suoi detrattori, che segnò profondamente tutto il territorio italiano e che, anche qui, diede origine a scontri e violente lotte tra borghi e feudi confinanti tra loro, anche estremamente vicini.

Rotecastello non fu certamente da meno e anzi, quale centro fortificato di elevata importanza strategica rispetto al territorio, determinò con forza gli scontri tra le due fazioni.

A farne le spese furono gli abitanti di San Vito, di fazione Guelfa, che subirono nel 1240 una forte aggressione, con devastazione e violenze sugli abitanti, oltre che sui beni e gli uomini di Chiesa, catturati come prigioneri. Per questo vennero severamente condannati dal Vescovo, subendo una scomunica e la condanna in ambito civile che rese di fatto nulli tutti gli atti pubblici compiuti nel borgo.

Immaginiamo che ben poca preoccupazione destò negli abitanti di Rotecastello, che fieri e battaglieri continuarono per secoli a predominare il loro territorio.

Nei secoli successivi rimase sempre legata ad Orvieto, come tutto il territorio del Monte Peglia, che le concesse gli Statuti, giungendo fino ai giorni nostri dove è tutt’ora parte della provincia di Terni come frazione di San Venanzo, uno dei punti più a nord nel confine tra le due province umbre.

Di questa piccola ed inespugnabile fortezza, un tempo fulcro di vita, lotte e passioni, oggi rimangono i lunghi silenzi di un territorio incantato, che nonostante lo spopolamento, resiste indomito nella sua eterna bellezza.

Se è vero che nell’ultimo censimento contava appena 14 abitanti, è altrettanto vero che entrando nelle ripide vie di questa piccola e affascinante realtà sospesa, si ha davvero la sensazione di fare un salto indietro di secoli e sembra quasi di sentire i rumori di un glorioso passato, perduti nelle pieghe del tempo, di questa piccola perla nascosta tra le colline.

Madonna della Neve

Una degli angoli più suggestivi è certamente quello della piccola chiesa della Madonna della Neve, posta appena al di fuori delle mura principali e del grande arco di ingresso nel borgo.

Narra la leggenda che le donne del borgo sognarono la Beata Vergine, la quale chiese a tutte la stessa cosa:

“Voglio una chiesina tutta per me, vi lascerò un segno che vi indicherà dove si dovrà costruire”

Quando pochi giorni dopo, un 5 agosto, nei pressi di una fonte posta fuori le mura, vennero trovate tracce di soffice neve, la popolazione comprese che quello era il luogo scelto dalla Madonna e li edificarono la chiesa, impreziosita da un bellissimo affresco del 1500 circa.

Un culto, quello della Madonna della Neve, che si diffuse rapidamente in zone anche distanti e ancora oggi resiste nonostante il trascorrere del tempo.

Proprio in prossimità di questa tradizione religiosa, il piccolo borgo di Rotecastello si rianima in una meravigliosa festa a tema Medioevale e in quei giorni, con le taverne, le torce, i tamburi di guerra e gli odori di una terra nobile e antica, potremo sicuramente riscoprire il

 

Sapore dell’Umbria!